martedì 13 dicembre 2011

12 Dicembre, Tribunale di trento: Comunicato stampa


Circa duecento persone hanno partecipato ieri 12 dicembre al presidio davanti al tribunale di Trento, a sostegno degli otto lavoratori sotto processo per aver protestato, con slogan e il lancio di qualche uovo, contro il tribunale di Bassano del Grappa per la sentenza che lo scorso 24 maggio ha assolto i dirigenti della Tricom/Galvanica PM di Tezze sul Brenta.

La Tricom Galvanica è un’industria che, dal 1971 al 2003, ha inquinato l’ambiente e le falde acquifere a sud di Bassano del Grappa, sversando nel territorio le sostanze residue della lavorazione (cromo, nickel, cianuri), ed ha causato il decesso di numerosi operai costretti a lavorare in condizioni allucinanti.
Il 24 maggio dopo numerosi tentativi di archiviazione è arrivata la sentenza: tutti assolti i dirigenti, perché “il fatto non sussiste”.
E’ questa vergognosa sentenza che ha scatenato le proteste da parte dei lavoratori presenti al presidio di solidarietà con le vittime e i loro familiari.
E’ inaccettabile che, a fronte di una sentenza vergognosa di assoluzione dei padroni responsabili di morti di lavoro e di avvelenamento ambientale, siano processati coloro che
per anni hanno sostenuto le giuste richieste di giustizia da parte dei famigliari delle vittime.
La manifestazione, indetta dai comitati di Tezze sul Brenta/Bassano del Grappa e di Sesto San Giovanni ha visto anche la nutrita partecipazione di comitati e lavoratori del Trentino.
Il processo è stato rinviato a lunedì 12 marzo 2012, alle ore 15.
Questo presidio vuole ulteriormente affermare che è ora di dire:
Basta morti sul lavoro e di lavoro, vogliamo giustizia per tutte le vittime dello sfruttamento.

Oggi e sempre a fianco di chi lotta contro l’ingiustizia, con i nostri compagni denunciati,  perché vogliamo LAVORARE PER VIVERE E NON PER MORIRE.

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Tezze s/B e Bassano
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio Sesto San Giovanni (MI)

info: Salute.Tezze@libero.it info: cip.mi@tiscali.it

lunedì 12 dicembre 2011

Seminario sul nesso di causalità nel processo penale


Milano, 7 novembre 2011
PROPOSTA DI SEMINARIO DI STUDIO:
IL NESSO DI CAUSALITA’ NEL PROCESSO PENALE (MA NON SOLO)
Partiamo dalla sentenza n. 94 dell’ 11/08/2011 nella quale il GUP di Bassano del Grappa ha assolto perché il fatto non sussiste i titolari della TRICOM di Tezze sul Brenta. Un’azienda – galvanica - nella quale si impiegavano sostanze tossiche e cancerogene, in particolare cromo esavalente. Il giudice ha sostanzialmente accolto la tesi degli avvocati della difesa e dei loro consulenti. La frase fatidica, ben nota ai giuristi “al di là di ogni ragionevole dubbio” secondo il giudice non è stata confermata, quindi “In dubio, pro reo”.
Analogamente in un’ulteriore sentenza di quel periodo sono andati assolti i responsabili della ALSTOM (ex Fiat Ferroviaria) di Savigliano dal GUP di Saluzzo (sentenza 395 del 29/06/11). Diversa situazione, diverso contesto, ma conclusione uguale.
Ci chiediamo come associazione che è costituita parte civile in diversi processi (fra cui i due nominati), che si batte per avere giustizia dentro e fuori i Tribunali che cosa vuol dire quell’ “oltre ogni ragionale dubbio” e, come sia possibile di fronte a sostanze cancerogene certe, come il cromo, il nickel, l’amianto; di fronte pure a vecchie leggi (dall’articolo 2087 del c.c. nonché ai DPR 547/55 e 303/56), quindi di fronte agli esposti che hanno subito il danno e che nella gran parte dei casi sono deceduti, non potere mettere in relazione gli effetti con la causa, una volta individuati i responsabili.
Altri problemi riguardano il significato del principio di precauzione: è un principi indeterminato o è un principio di diritto? E ancora la scienza. Certo non esiste l’assoluto nella scienza, ma vi sono molte osservazioni fatte negli anni, criticate e sistematizzate, che hanno portato a determinati risultati che, affermate da alcuni, vengono negati da altri. Come mai gli esperti o i consulenti si esprimo sullo stesso argomento con posizioni a volte radicalmente differenti?
Potrebbe essere anche utile discutere, considerando ancora quanto siamo indietro nel riconoscimento delle malattie professionali e dei risarcimenti conseguenti quali debbano essere gli strumenti di giustizia da utilizzare.
PER QUESTO VI INVITIAMO A DISCUTERE IL 17 DICEMBRE 2011 A VENEZIA MESTRE PRESSO 
IL CENTRO CIVICO DI VIA SERNAGLIA, 43 
(nei pressi della stazione FS di Mestre) 
DALLE ORE 10 ALLE ORE 14.
Introdurranno gli avvocati di parte civile e le parti civili dei processi nominati:
Avv. Patrizia Sadocco (foro di Padova), avv. Sergio Bonetto (foro di Torino), Silvio Bonan
(parte civile processo Tricom), Armando Vanotto (parte civile processo Alstom), Fulvio
Aurora (parte civile processo Tricom).
Allo stato attuale saranno presenti ed interverranno:
dott. Edoardo Bai, medico del lavoro – Milano; avv. Chiara Balbinot (foro di Padova); Avv.
Edoardo Bortolotto (foro di Vicenza), dott. Felice Casson (senatore della Repubblica); dott.
Sergio Dini (magistrato – Tribunale di Padova); dott. Valerio Gennaro (epidemiologo-
registro mesoteliomi, Genova), prof. Angelo Levis (genetista – Università di Padova,
consulente di parte civile, Tricom); dott. Luca Masera (giurista Università di Brescia) dott.
Dario Miedico (medico legale – parte civile Tricom); dott. Luigi Mara (biologo – Medicina
Democratica); dott. Celestino Panizza (medico del lavoro – parte civile Tricom); dott. Paolo
Ricci (medico del lavoro-Mantova); prof. Benedetto Terracini, (epidemiologo - Torino).
Fulvio Aurora, Medicina Democratica
Armando Vanotto, Associazione italiana Esposti amianto  

sabato 10 dicembre 2011

Processo a Trento: Comunicato stampa


Giustizia per i morti sul lavoro e di lavoro
Oggi, 12 dicembre 2011, presidio davanti al Tribunale di Trento
a sostegno dei nostri compagni denunciati


Oggi otto lavoratori - sei di Bassano del Grappa e due di Sesto San Giovanni dell’omonimo Comitato e vittime dell’amianto - vengono processati (per competenza) dal Tribunale di Trento per aver protestato con slogan e il lancio di qualche uovo contro il Tribunale di Bassano del Grappa alla sentenza che lo scorso 24 maggio aveva assolto i dirigenti della Tricom/Galvanica PM di Tezze sul Brenta responsabili della morte di 14 operai e dell’avvelenamento del territorio per cromo esavalente, “perché il fatto non sussiste” .

Le vittime - per aver protestato al momento della sentenza di fronte al tribunale durante il presidio (il processo si è svolto a porte chiuse) - sono state denunciate per “minacce ed imbrattamento” e oggi vengono giudicate dal Tribunale di Trento.
Intanto i dirigenti della fabbrica che – a conoscenza della cancerogenicità del cromo esavalente usato nel processo di produzione della Galvanica che ha ucciso i lavoratori e avvelenato la popolazione disperdendosi nelle falde acquifere e che nulla hanno fatto per impedire queste morti annunciate - girano impuniti.
Il risultato di questa scellerata e criminale scelta finora è costata la morte di 14 lavoratori, un intero territorio (ricco di falde acquifere che da Bassano arrivano a Padova e oltre, fino alla laguna di Venezia) inquinato, il cui costo per le bonifiche - che pagheranno i cittadini - è stato conteggiato dalla Regione Veneto in 20 milioni di euro.

Viviamo in un sistema economico, politico, sociale – il capitalismo - fondato sulla logica del profitto

a cui sono subordinati tutti gli altri diritti; un sistema che privilegia il “dio denaro” e considera normale lo sfruttamento degli esseri umani e che migliaia di persone ogni anno perdano la vita e vengano assassinati sui luoghi di lavoro e continuino a morire per le malattie professionali, un sistema, di cui padroni e dirigenti della Tricom fanno parte, per il quale il profitto viene prima della vita degli operai, degli esseri umani e della natura.

Il Tribunale di Bassano ha impiegato anni ad istruire il processo per poi assolvere i padroni; polizia e carabinieri - con una celerità mai vista - in dieci giorni hanno denunciando le vittime che protestavano e oggi, dopo solo 7 mesi, esse sono sotto processo a Trento.

Basta morti sul lavoro e di lavoro, vogliamo giustizia per tutte le vittime dello sfruttamento.
Oggi e sempre a fianco di chi lotta contro l’ingiustizia, con i nostri compagni denunciati, perché vogliamo LAVORARE PER VIVERE E NON PER MORIRE.



Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi
di Lavoro e nel Territorio di Tezze s/B e Bassano di Lavoro e nel territorio di Sesto S.Giovanni
SaluteTezze.BlogSpot.com comitatodifesasalute.jimdo


sabato 3 dicembre 2011

Video: Un lavoro per vivere non per morire



Il comitato di difesa della salute di Tezze sul Brenta e Bassano del Grappa ha fatto un video-documentario sulla storia (non ancora terminata) della Ex-Galvanica Tricom di Tezze sul brenta.
I primi minuti del video sonodisponibili su youtube
I proventi delle offerte raccolte dalla distribuzione dei CD saranno utilizzati per aiutare nele spese legali i famigliari delle vittime.
Sarà possibile trovare i cd all'incontro che si terrà a Trento il 5 dicembre o al presidio del 12 dicembre davanti al tribunale di Trento oppure contattandoci.

mercoledì 30 novembre 2011

Bus per il presidio a Trento del 12 Dicembre


Stiamo organizzando un pulman per partecipare al presidio indetto dal Comitato Tezze/Bassano davanti il Tribunale di Trento in concomitanza con l'apertura del processo ad otto compagni denunciati per minacce e imbrattamento. Volevamo sapere se qualcuno di voi e del vostro gruppo può intervenire.
In linea di massima il costo va dai 5.00 ai 7.00 €; la partenza è alle 6.30 e il rientro è previsto verso le 19.00. Il presidio durerà circa un paio d'ore e poi c'è la possibilità di mangiare in una mensa a prezzi modici. Fateci sapere al più presto a questo indirizzo mail o alla mail del comitato

Salute.Tezze@libero.it
o telefonare al 377/1508711.

martedì 29 novembre 2011

Presidio 12 dicembre a Trento


Tricom: la lotta continua

Partecipiamo numerosi il 12 dicembre al presidio davanti il Tribunale di Trento a sostegno dei nostri compagni denunciati



Le vicende della Tricom/Galvanica PM di Tezze sul Brenta, (così come le abbiamo conosciute in questi anni), hanno rivelato l’enormità del livello dell’inquinamento prodotto dall’azienda, che ha causato danni irreversibili al territorio e ha portato a numerosi decessi tra i lavoratori per malattia professionale, causa l’esposizione a sostanze tossiche presenti nel processo produttivo.
Ma, se il disastro ambientale ha avuto conseguenze penali per il responsabile dell’azienda Zampierin, la malattia e la morte di numerosi lavoratori rimangono totalmente impunite.
Il tribunale di Bassano del Grappa, infatti, con la sentenza dello scorso 24 maggio, ha disposto l’assoluzione, “perché il fatto non sussiste”, degli imputati: il già nominato Zampierin, il suo socio nell’azienda, Adriano Sgarbossa e il direttore Rocco Battistella, già sindaco per 25 anni di Tezze sul Brenta.
Questa assoluzione, inaccettabile sotto il profilo del diritto e della democrazia, ha portato a dure proteste da parte dei famigliari delle vittime e del loro Comitato. In particolare, a seguito della lettura della sentenza, la sorpresa e l’indignazione dei presenti al presidio indetto dal Comitato di fronte al tribunale, portavano al lancio di alcune uova e a qualche duro slogan.
Per questi fatti, 8 lavoratori dei comitati di Tezze/Bassano e di quello omonimo di Sesto San Giovanni (MI), sono stati denunciati per minacce ed imbrattamento.
Saranno per questo processati il 12 dicembre prossimo presso il tribunale di Trento.
E’ inaccettabile che, a fronte di una sentenza vergognosa, siano processati coloro che per anni hanno sostenuto le giuste richieste di giustizia da parte dei famigliari delle vittime, mentre vengano assolti i padroni, responsabili di questa ennesima tragedia del lavoro.

Per questo la lotta che abbiamo intrapreso continua, anche a Trento.
Abbiamo indetto un presidio di protesta e di lotta davanti al tribunale locale, in occasione dell’apertura del processo, lunedì 12 dicembre 2011 alle 9.
Raccogliamo l’adesione di chi comprende la necessità della lotta dei lavoratori per condizioni di vita e lavoro migliori; in un momento, come quello attuale, in cui i padroni, sostenuti dai loro governi di centro destra, di centro sinistra o di unità nazionale, conducono un attacco senza precedenti ai lavoratori, al punto che la tutela della salute nei luoghi di lavoro, per la quale ci battiamo, vede un drammatico incremento dei decessi per infortuni e malattie professionali.

A fianco dei famigliari delle vittime dello sfruttamento padronale
Solidarietà a chi lotta e resiste!
Tutti a Trento il 12 dicembre!


Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Tezze s/B e Bassano

  • Stiamo organizzando un pullman per partecipare al presidio di Trento. Inviare le adesioni a:
Salute.Tezze@libero.it o telefonare al 377/1508711 -



Bassano, 28 novembre 2011

martedì 22 novembre 2011

Sulla sentenza c'è ancora molto da dire

Sulla sentenza Tricom/Galvanica PM c’è ancora molto da dire…

Assemblea partecipata, lo scorso 30 settembre, alla sala comunale di Tezze sul Brenta.
Promossa dal nostro Comitato, si è svolta una serata di esposizione e commento, una “contro-lettura”, delle motivazioni della sentenza che ha mandato assolti, “perché il fatto non sussiste”, titolari e dirigenti della Tricom/Galvanica PM di Tezze sul Brenta per la morte degli operai a causa di malattia professionale.
Che quella sentenza fosse vergognosamente di parte (padronale), era chiaro a tutti. Addentrarsi però nelle sue 72 pagine consente di cogliere concretamente i passaggi attraverso i quali il giudice Deborah De Stefano del tribunale di Bassano è giunta a quel verdetto; verificarne la validità, smontarne le false pretese tenico-scientifiche, dichiararne l’assoluta infondatezza.
Coadiuvati dai periti di parte che ci hanno assistito in questi anni, abbiamo pertanto illustrato pubblicamente le nostre valutazioni.
Significativa l’affermazione con la quale si è chiusa la relazione: “sembra che in questa vicenda processuale non ci siano stati degli errori causali, ma tutto sia stato predeterminato in una certa direzione”.
Una sentenza precostituita, che non poteva essere diversa.

1La documentazione dell’Arpav di Bassano era precisa sia per i livelli ambientali che per quelli organici: cromo VI (esavalente) e nickel erano presenti nel sangue e nelle urine prelevati prima e dopo il turno di lavoro. Più volte era stata raccomandata la modifica delle spaventose condizioni di lavoro. Raccomandazioni che mai sono state raccolte.
Nei documenti dello Spisal di Padova si segnalavano, purtroppo inutilmente, i valori di riferimento accettabili ai quali l’azienda avrebbe dovuto attenersi.

Tutto ciò nella sentenza è stato completamente ignorato. Eppure, nell’art.437 del c.p., dal titolo “rimozione ed omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro”, si dice: “chiunque omette di collocare impianti, apparecchi o segnali destinati ad impedire disastri od infortuni sul lavoro, ovvero li rimuove o li danneggia, è punito con la reclusione da 6 mesi a 5 anni; se dal fatto deriva un infortunio o un disastro la pena è della reclusione dai 3 ai 10 anni”. Siamo convinti che nella causa Tricom c’erano elementi sufficienti per l’applicazione di almeno questa parte del diritto penale.
Viene completamente ignorata la possibilità di organi-bersaglio, diversi dall’apparato respiratorio, che la stessa IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, autorevole organismo indipendente accreditato a livello internazionale) indica come possibili: stomaco, intestino, cute, prostata, reni, vescica.
Studi compiuti da consulenti delle grandi compagnie produttrici di cromo sostengono(ovviamente) che il cromo VI, una volta ingerito, viene rapidamente ridotto a cromo III (trivalente) e quindi inattivato dal sistema organico (De Flora igienista di Genova). Ma non è mai stato dimostrato che il materiale organico sia in quantità sufficiente da ridurre il cromo VI. Altrimenti, per quale motivo il cromo VI è tuttora considerato dalla IARC cancerogeno per via orale di categoria 1?

Emerge una prima considerazione. Esiste una massa enorme di falsi dati prodotti da ricercatori finanziati dalle grandi industrie che mostrano una diminuzione del rischio addirittura un effetto protettivo: ad esempio, l’uso del cellulare, per alcuni di questi, protegge dal rischio di tumori alla testa e, per altri, riduce il rischio di tumore all’intestino, al pancreas, allunga la vita, evita l’infarto… Dati che possono essere capovolti da affermazioni che non hanno alcun fondamento scientifico, come nel caso di questa sentenza.


2. Per quanto riguarda l’esposizione professionale, nella sentenza si fa una doppia operazione: prima si definisce che il cromo VI è cancerogeno, poi si afferma che, in questa situazione, i valori-soglia prelevati nei lavoratori sono inferiori ai livelli considerati pericolosi. Anche qui, i valori-soglia cui si fa riferimento derivano da letteratura scientifica costruita da “associazioni autodefinite indipendenti, in realtà di origine industriale” (Casson, “La fabbrica dei veleni” pg 42).
ACGIH e NIOSH, agenzie private americane fissano i valori limite del cromo su soglie molto più alte di quelle della IARC.
Nella sentenza si fissano valori mille volte più alti di quelli stabiliti dalla IARC, un’affermazione inesistente nella letteratura scientifica
In realtà, è certo che i livelli documentati alla Tricom non potevano che produrre effetti lesivi.
I dati sulle condizioni di lavoro documentano anche rilevanti esposizioni al nickel. Nella sentenza si nega l’esposizione e la cancerogenicità del nickel, col pretesto di non averne appurata la specie, quando, nelle cromature, è risaputo viene usato il solfato di nickel, un sale sicuramente cancerogeno (IARC).

3. La sentenza richiama velatamente l’aspetto genetico: il fatto che tra gli operai deceduti vi fosse chi ha avuto un fratello morto per tumore. E’ un’indicazione respinta dalla letteratura scientifica.
Si afferma che hanno vissuto in contesti urbani, per cui l’esposizione all’aria può aver contribuito al tumore. Infine, si introduce il problema dell’abitudine al fumo di tabacco. I periti del tribunale sostengono ci sia un’indipendenza di causa tra il cromo e il fumo di tabacco, concludendo che, probabilmente, anche se gli operai non fossero stati esposti al cromo, si sarebbero comunque ammalati. Ma non esiste alcuna prova scientifica che documenti l’inesistenza di interazione tra cromo e fumo di tabacco, tranne quell’unico studio “di parte” già citato (De Flora). Esistono invece dati di letteratura scientifica che dimostrano una interazione di tipo sinergico (moltiplicativo) di cromo e nickel con il fumo di tabacco, e tra cromo e nickel. L’interazione non può assolutamente essere esclusa.

4. Nella sentenza si negano le prove scientifiche che dimostrano che in quella situazione l’eccesso di rischio è dovuto all’ambiente di lavoro e non al fumo di tabacco. Queste prove vengono prodotte nell’indagine epidemiologica disposta dal giudice stesso (CTU Crosignani). Anzi, la sentenza ignora ingiustificatamente il peso dell’indagine epidemiologica (tre, in epoche diverse). Il rischio di chi lavorava alla Tricom, sostengono queste indagini, è dovuto all’interazione,(che è non somma ma moltiplicazione), dell’azione congiunta del fumo con l’esposizione lavorativa al cromo, al nickel, quest’ultimo completamente trascurato. La sentenza quindi nega le prove scientifiche che dimostrano che in quella situazione l’eccesso di rischio è causato dall’ambiente di lavoro, non al fumo di sigaretta.
Infine, che significato può avere la riesumazione dei cadaveri, disposta dal giudice a 10 anni e più dalla morte, quando si continua a sostenere che l’esposizione al cromo è ininfluente e il nickel non viene valutato? Oltretutto, il cromo VI accumulato nei polmoni per esposizione può, nel tempo , abbassarsi nei livelli. Non c’era alcun bisogno di fare queste misurazioni.
Quando, nonostante l’accertato eccesso di rischio presente nell’azienda, documentato dai danni alla salute e confermato dalle ispezioni dell’ARPAV e da ben tre perizie epidemiologiche, si arriva a una simile sentenza, c’è qualcosa che non funziona nell’impostazione del processo: il superamento dei livelli di sicurezza è evidente, al di là di ogni ragionevole dubbio.
Tutte queste considerazioni erano già state dette e scritte nel corso della prima fase del processo, ma sono state completamente tralasciate dal giudice.
La sentenza fa un’operazione molto contraddittoria: fissa livelli di soglia a propria discrezione, rimuove il problema dell’interazione, esclude il dato che emerge dallo studio epidemiologico e, assumendo il criterio della colpa “oltre ogni ragionevole dubbio”, procede all’assoluzione.

Una sentenza inaccettabile e una nuova minaccia
alle condizioni di sicurezza nel lavoro.

Dalla documentazione risulta che già 20/30 anni addietro vi erano elementi per considerare che i cancerogeni presenti in Tricom stavano creando le premesse per lo sviluppo dei tumori. Nel 1981, presso l’allora pretura di Bassano del Grappa, viene emessa una significativa sentenza. Si tratta di un procedimento che chiama in causa una trentina di imprenditori locali, accusati di omissioni a vario titolo: mancanza di tutele per la sicurezza nei luoghi di lavoro, sversamento di rifiuti industriali nella roggia adiacente lo stabilimento (pratica molto diffusa in quegli anni, anche in Tricom), mancanza di protezioni, non ottemperanza delle prescrizioni di controllo sanitario per i lavoratori.
Tra gli imprenditori sul banco degli imputati, quasi tutti assolti o condannati a lievissime pene pecuniarie, si trova anche Adriano Sgarbossa, rappresentante legale, all’epoca, della Tricom spa. Viene accusato di aver “omesso di munire gli scarichi dello stabilimento di efficaci impianti depuratori, riconosciuti idonei dall’autorità competente” e “aver attivato un insediamento industriale compreso nell’elenco delle industrie insalubri del ministero della Sanità, senza avere dato preventivo avviso al sindaco del luogo”. Chi era all’epoca il sindaco in questione lo sappiamo tutti, Rocco Battistella, coimputato nel processo appena concluso. Adriano Sgarbossa viene ovviamente assolto, con la formula “il fatto non costituisce reato”.

La documentazione che abbiamo riportato in sintesi è molto precisa su questo punto: più volte l’azienda era stata invitata a regolare la propria situazione, inutilmente. Se fossero state apportate quelle migliorie agli impianti di depurazione, si sarebbe potuta evitare questa tragedia? Potremmo girare questa domanda al giudice De Stefano.
Questa sentenza abbassa drammaticamente i livelli di attenzione generale sulle condizioni di lavoro, sulle malattie professionali, sull’avvelenamento ambientale.
Tante, troppe circostanze puntano il dito sulla proprietà e direzione dell’azienda, ma anche sulle istituzioni preposte al controllo sanitario dell’ambiente e dei lavoratori, per la scarsità e superficialità dei controlli di routine e delle indagini svolte, sulle istituzioni politiche (locali e non solo), sul tribunale di Bassano.
Il tribunale in particolare ha affermato in modo netto che giustizia non vi è stata e non vi sarà, semplicemente “il fatto non sussiste”.

Siamo chiari: nostro dovere ed impegno è far pagare loro il costo politico più alto possibile, minarne la credibilità politica, istituzionale, professionale affinché nessuno possa uscirne in maniera altrettanto disinvolta che nel passato.
Il segnale che emerge dalle motivazioni è molto chiaro: continuare a garantire condizioni di massimo profitto alle aziende, favorire l’aumento di precarietà e dei ritmi di lavoro, mettendo in secondo piano le normative di sicurezza, a scapito della tutela di salute ed incolumità di lavoratori e di quanti vivono in zone di impianti industriali ad elevato rischio.

A garantire l’impunità ci pensano le sentenze.

Proprio per questo abbiamo rumorosamente protestato davanti al tribunale dopo la lettura della sentenza, convinti che quel giudizio non era assolutamente accettabile.
La tempestiva e sbrigativa denuncia per minacce e imbrattamento che ne è seguita rappresenta per noi è una preziosa occasione che ci viene offerta per tenere alta la tensione, per promuovere altre iniziative, per allargare il fronte di lotta, ricordando che i lavoratori che muoiono sul o di lavoro sono in crescita nel nostro paese, e che il vero, unico cancerogeno è il profitto.
Questi morti sono il costo da pagare ai padroni per farli uscire dalle loro crisi, per le loro “riprese”, per il loro “ciclo virtuoso”.
Il processo che si terrà contro di noi a Trento il prossimo 12 dicembre è una tappa importante di questo percorso: intendiamo organizzare un presidio di lotta di fronte al tribunale di Trento in quel giorno.
La vicenda Tricom ha superato le colonne d’Ercole del bassanese: la notizia di questa vergognosa sentenza di assoluzione ha raggiunto comitati ed associazioni di lavoratori, che chiedono incontri e offrono solidarietà concreta, non pelosa. Saremo presenti in diverse pubbliche assemblee: a Mestre il 19 novembre, a Padova il 26 novembre, a Trento il 5 dicembre. In quelle occasioni verrà proiettato un video prodotto da nostro comitato. Altre assemblee sono in programma.

Unità nella solidarietà e nella lotta!

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Tezze sul Brenta e Bassano del Grappa

lunedì 21 novembre 2011

Nuovo Blog in difesa del diritto alla salute.

Il blog http://salutetezze.splinder.com cesserà di esistere alla fine di Gennaio 2012, quindi verrà utilizzata questa nuova piattaforma in fase di collaudo.
Il blog ufficiale rimane http://salutetezze.splinder.com, verrà comunicato quando ci sarà il apssaggio definitivo a quest'ultimo blog