giovedì 25 aprile 2013

Concerto in Galvanica


IL CORRIERE DEL VENETO

L'INIZIATIVA

Le note del pianoforte
nella «fabbrica degli orrori»

Il primo maggio concerto nella ex Tricom Galvanica




L'INIZIATIVA
Le note del pianoforte
nella «fabbrica degli orrori»
Il primo maggio concerto nella ex Tricom Galvanica
VICENZA - Sarà un evento molto particolare quello organizzato per la sera di mercoledì 1 maggio dal comune di Tezze sul Brenta (Vicenza). Nel giorno della festa del lavoro e dei lavoratori il sindaco Valerio Lago tornerà eccezionalmente a riaprire i cancelli dell'ex Tricom Galvanica Pm, l'industria finita più volte sulla stampa nazionale per una vicenda di inquinamento. Con inizio alle 20.30, all'interno dello stabilimento, si terrà un concerto «live» di musica classica che vedrà come protagonista Paolo Zanarella, musicista e compositore, conosciuto in Italia come il «pianista fuori posto», visto che è abituato a portare il suo pianoforte a coda nei posti più impensabili.
Il concerto sarà preceduto per chi vorrà da una doppia visita guidata all'interno dello stabilimento, che si terrà con inizio alle 18.30 e alle 19.30. L'evento musicale, che prevede l'ingresso libero al pubblico e previsto sulla durata di un'ora e mezza, è intitolato semplicemente «Concerto 1 Maggio 2013 - In memoria dei Lavoratori dell'ex Tricom Galvanica PM», mentre il concerto è a sua volta presentato come un «Viaggio in pianoforte: note di musica verso la luce, lungo il percorso tracciato dalla verità». «L'ex Tricom Galvanica PM - ha spiegato oggi durante la presentazione alla stampa il sindaco Valerio Lago - è tristemente nota come uno dei più grandi casi di inquinamento da cromo esavalente delle falde acquifere esistente in Europa». «Con questa iniziativa - ha aggiunto il sindaco, accompagnato nell'occasione dall'europarlamentare Mara Bizzotto - vogliamo ricordare e commemorare i lavoratori di questa "fabbrica degli orrori" in un giorno significativo come il primo maggio». (Ansa)

23 aprile 2013

sabato 2 marzo 2013

Comunicato stampa USB Alto Vicentino


COMUNICATO

Martedì 18  dicembre nel pomeriggio, in Repubblica Ceka Nicolae Hart operaio montatore di 51 anni dipendente della SCM Stefani  mori perchè schiacciato da un grrosso macchinario che stava montando. Con lui anche un suo collega ferito seriamente. Ha lasciato moglie e figlio quest'ultimo sedicenne. Non si tratta di fatalità. non si deve restare indifferenti o essere solo compassionevoli. USB da sola ha indetto uno sciopero di quattro ore al pomeriggio; mentre gli altri sindacati si sono limitati ad …. un minuto di silenzio!
Adesso la direzione della Stefani vuole licenziare un nostro compagno impiegato e nessuna reazioni da parte dei confederali

COME MAI SIAMO CADUTI COSI' IN BASSO?

Possiamo nasconderci dietro il fatto che magari il compagno licenziato è un impiegato, che magari chissà cosa ha fatto, o magari era come si dice "poco produttivo"?
Possiamo nasconderci dietro al fatto che a volte si muore per fatalità, che non sempre è colpa dell'azienda; insomma possiamo consolarci tanto saranno i tribunali a far giustizia?
Se la crisi economica e sociale produce paura e rassegnazione, cedere la dignità non ci salva.
È gravissimo che le altre OOSS, in questi due casi tutte, accompagnino questa deriva invece che opporsi.
Firmano accordi nazionali che consegnano la nostra vita nelle mani del produrre a tutti i costi.
Firmano accordi di “solidarietà aziendali” e poi non impediscono i licenziamenti individuali.
USB con tutti i suoi difetti, continuamente ostacolata da padroni e sindacati con i fatti si è opposta e si oppone che all'interno della nostra fabbrica ci si stia riducendo ad essere "schiavi" senza diritti. Si può fare qualcosa?

Noi, crediamo di si!
Vi aspettiamo
MARTEDI 5 MARZO
ORE 17 ASSEMBLEA

AL BAR ROBERTA A THIENE

USB GRETA ALTO VICENTINO    

venerdì 25 gennaio 2013

Richiesta all'Europa: "Responsabilità civile per chi inquina"


Andrea Zanoni, deputato al Parlamento europeo  
Comunicato stampa del 16 gennaio 2013
Zanoni: “L'Italia introduca la responsabilità civile per i titolari delle
aziende che inquinano. Mai più come a Tezze sul Brenta”

La Commissione europea risponde a Zanoni sull'inquinamento e la bonifica di Tezza sul
Brenta (VI). 

Contrariamente alle indicazioni europee, l'ordinamento italiano non prevede la
responsabilità civile di chi inquina. “Le aziende italiane devono assumersi la responsabilità di
quanto la loro attività causa all'ambiente. Non basta dichiarare fallimento per farla franca”. Dal
2014 regole più severe su suolo e falde acquifere.
“Purtroppo in Italia, contrariamente a quanto prevede l'Europa, chi inquina non paga grazie alla
non responsabilità civile dei titolari di una azienda che causa danni o disastri ambientali in caso di
fallimento”. E' l'amaro commento di Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV e membro della
commissione ENVI Ambiente, alla risposta del Commissario Ue all'Ambiente  Janez Poto nik alla č
sua interrogazione sull'inquinamento della falda acquifera causato dai rifiuti liquidi della Galvanica
PM a Tezze sul Brenta (VI). “La norma europea che prevede che a sostenere la bonifica del sito e i
relativi i costi siano i diretti responsabili è entrata in vigore nel 2007, ma il disastro di Tezze è
antecedente a questa data, quindi paghiamo le conseguenze della lacuna dell'ordinamento italiano.
Inoltre in Italia basta che i titolari di un'azienda dichiarino fallimento per lavarsi di dosso tutte le
responsabilità”.
Sotto accusa il versamento illegale di rifiuti liquidi contenenti sostanze nocive, quali cromo e
nichel, che hanno avvelenato la falda acquifera e il suolo fino a 25 metri di profondità nel comune
di Tezze sul Brenta, e che ha interessato anche le falde acquifere dei vicini comuni di Cittadella,
Fontaniva e Tombolo, in provincia di Padova, da parte dell'impresa di cromatura Galvanica PM,
precedentemente Tricom Spa e Junior costruzioni meccaniche/Cromatura Zampierin sas.
“E visto che l'ordinamento italiano non prevede alcuna concreta responsabilità civile per i
proprietari dell'azienda fallita, l'intero processo di bonifica resta sulle spalle della collettività, il
che è uno scandalo”, afferma l'Eurodeputato.
L'eurodeputato riferisce anche che “la Commissione ha ribadito come nel quadro della direttiva
quadro sulle acque(direttiva 2000/60/CE) e della direttiva sulla protezione delle acque sotterranee
(direttiva 2006/118/CE) si prevede che quest'anno gli Stati membri presentino alla Commissione i
loro piani di gestione dei bacini idrografici”.“Insomma i nodi verranno al pettine – incalza Zanoni
– dal momento che nei piani di gestione si deve dire come mantenere le acque a un determinato
livello di purezza e se non saranno fatti gli eventuali interventi di bonifica scatterà una procedura
d'infrazione”.

domenica 20 gennaio 2013

CON RAFFAELE NEL CUORE



22 GENNAIO ORE  10  TRIBUNALE DI VICENZA
Un giovane strappato alla vita all'età di 26 anni mentre lavorava. Era il 5 aprile del 2011 quando
Raffaele Sorgato operaio della GRETAsrl di Schio, morì schiacciato da un camion della  guidato da
un collega che non si accorse della presenza del giovane sulla pedana. Una tragedia sul lavoro che ha
lasciato il segno e che non deve passaree sotto silenzio o rimanere senza colpevoli.
Il 22 comincia il processo a carico dei presunti responsabili di quella morte. Sono stati  rinviati
a giudizio il  collega M. S. 42 anni,  che era al volante e che ha assistito alla morte del giovane di
Valli, il direttore tecnico responsabile della sicurezza della Greta Enrico Dal Pra, 52 anni,  Riccardo
Ferrasin,  allora Amministratore unico della Greta Alto Vicentino.
USBintende costituiirsi parte civile perchè  ha sempre denunciato le gravi carenze presenti
persso  lo stabilimento della GRETA srl, ditta di proprietàdi AVA  che si occupa di gestione e
smaltimento di rifiuti urbani e speciali. Denunce che molte volte sono rimaste senza risposte. USB
intende costituirsi parte civile perchèla Greta ha visto in questi anni  altri infortuni o incidenti sul
lavoro molto gravi. USBvuole che questo processo accerti le responsabilitàe sia un fatto importante
per chi vuole giustizia  e per chi vuole avere sempre piu strumenti e piùforza per tutelare la salute neii
posti di lavoro. La tutela della salute non deve venire dopo  gli interessi economici ma prima.
Ogni giorno, in Italia, 3-4 lavoratori non fanno ritorno alle loro famiglie, perché sono morti,
perché nelle loro aziende non si applicavano neanche le minime norme di sicurezza, e non per un
incidente sul lavoro, e non per una "tragica fatalità". Queste non sono "morti bianche", come molti
mezzi d'informazione, politici le chiamano, ma sono dei veri e propri omicidi sul lavoro. Negli anni 60
le chiamavano così, ora le chiamano "morti bianche", un eufemismo che andrebbe abolito, perché è un
insulto ai familiari e alle vittime del lavoro, che vogliamo ricordare, nel 2012 sono stati circa 1200 in
totale di cui 622 sui luoghi di lavoro, nonostante la crisi devastante che ha colpito il Paese. Agricoltori
(33%), muratori (29%), operai (11%), ma anche autotrasportatori (6,1%) e impiegati (5,8%).  Ogni
categoria e ogni generazione di lavoratori paga il suo tributo di sangue. Nessuno fa nulla, le priorità
sono sempre altre. Le chiamano "morti bianche", perché l'aggettivo bianco, allude all'assenza di una
mano direttamente responsabile dell'accaduto, invece la mano responsabile c'è sempre, più di una!!!
La sicurezza sui posti di lavoro è un problema grave, non giochiamo con la nostra vita e quella degli
altri.  La sicurezza adesso ed ora. Il lavoro "nobilita" l'uomo .... Ma può anche ucciderlo.  BASTA I
MORTI SUL LAVORO! BASTA CON LE LACRIME DI COCCODRILLO.L’UDIENZA SI TERRA’ IL 22 GENNAIO 2013, ORE 10, AULA UDIENZE PENALI, PIANO 
TERRA AL TRIBUNALE DI VICENZA. PARTECIPIAMO NUMEROSI DAVANTI AL TRIBUNALE. PER RICORDARE RAFFAELE, PER STARE VICINO AI SUI GENITORI, 
PER STARE VICINO AL NOSTRO COLLEGA MAURO SESSO.
UNIONE SINDACALE DI BASE 

sabato 17 novembre 2012

Terremoto a L'Aquila:Condanna commissione grandi rischi


Terremoto a L’Aquila 

Sulla condanna dei membri della Commissione Grandi Rischi


“Corporazione scientifica”, politica e mass media hanno manifestato reazioni scomposte e risentite alla sentenza di 1° grado che condanna i 7 membri della Commissione Grandi Rischi.
Il ritornello ripetuto è che questi scienziati sono stati condannati per “non aver previsto il terremoto”. Ridicolo e falso.
La Commissione, nel sostenere che i terremoti non si possono prevedere, per screditare il ricercatore Giuliani, che rivendicava di essere in grado di prevederli, ha al contrario fornito rassicurazioni sul fatto che le ripetute onde sismiche avevano tolto il rischio di un forte terremoto.
Su tali garanzie incoerenti e ingiustificate, la popolazione dell’Aquila e gli studenti universitari fuori-sede sono stati convinti a rimanere nelle case di notte, quando in passato erano abituati, in presenza di questi segnali, ad abbandonarle. Questi scienziati hanno abusato della loro autorità.
E’ stato scomodato persino Galileo. Allora i fatti andarono in senso opposto. Galileo, per aver sostenuto idee che erano in contrasto con le autorità, fu condannato. La Commissione, invece, ha fornito tutte le rassicurazioni che le istituzioni avevano richiesto, al di fuori di ogni evidenza scientifica.
Visto che i depositari di cotanta ‘Scienza’ affermano che non si possono prevedere i terremoti, avrebbero dovuto come minimo fare tesoro loro stessi, per primi, di questa "certezza" per dichiarare almeno con onestà che non erano in grado di dire nulla sulla gravità o meno degli insistenti sciami sismici.
Il punto che gli scienziati offesi trascurano è che erano state date garanzie scientifiche che quegli sciami non precedevano un forte sisma!
Il problema vero è che la Commissione una previsione la fece e fu quella di “non rischio”, cioè che niente di grave sarebbe avvenuto. Magari, non avesse fatto alcuna previsione! 
L’allora capo della Protezione civile, Bertolaso, fece riunire questa Commissione il 31 marzo, la settimana prima del terremoto, per una operazione, da lui stesso definita “mediatica”. Fece dire ai 7 membri della Commissione Grandi Rischi, ritenuti ‘massimi esperti’, che popolazione della provincia dell’Aquila e studenti universitari potevano tranquillamente riposare nelle proprie abitazioni. I “massimi esperti” mostrarono, così, di essere massimi servi.

Viareggio, 13 novembre 2012
- Associazione “Il mondo che vorrei”
- Comitato ‘Matteo Valenti’
- Assemblea 29 giugno
- Medicina democratica Sez. Viareggio

sabato 10 novembre 2012

Chia ha paura dell'Uomo Nero? (Le motivazioni che condannano i dirigenti del caso Tricom e che danno torto al Tribunale di Bassano del Grappa)


Di seguito riporto il link per poter leggere le motivazione della corte di Appello di Venezia che ha condannato i dirigenti della Tricom per la morte di alcuni operai all'interno dell'infernale azienda.
La condanna, come è stato detto alla conferenza che si è tenuta il 9/11/2012, non riporterà in vita coloro che sono morti e non allevierà le pene di coloro che si sono ammalati a causa dell'esposizione al Cromo esavalente e, ancor peggio, non è sicuramente una condanna esemplare e COMPLETA, in quanto il numero di operai coinvolti è sicuramente maggiore rispetto a quelli che sono stati dapprima identificati e poi comunque scartati per il processo, tenendone presente un numero esiguo.

Durante la conferenza è stata esposta la cronistoria della vicenda dal punto di vista giuridico, condannando l'operato del tribunale di Bassano del Grappa, il quale ha semplicemente ratificato una prima sentenza di assoluzione (emessa in un tempo record di pochi minuti di camera di consiglio) senza eseguire una vera investigazione tra le migliaia di pagine di prove prodotte e in buona parte nemmeno prese in considerazione.
Ancor prima della prima sentenza farsa, inoltre, vi furono ben due tentativi di insabbiamento del processo e molti tentativi di inquinamento delle prove portate a favore di una condanna ESEMPLARE dei dirigenti per incuria e omissione, infatti i dati sulla pericolosità del cromo ben si sapevano anche negli anni '70 quando tutta la vicenza ebbe inizio.

Un'altro tipo di cronistoria è stato fatto durante la serata, quella relativa alle varie perizie e controperizie, esami epidemiologici ed esami inutilmente richiesti (dal punto di vista di aggiunta di informazioni) dal tribunale.

Ma la cosa che lascia più sconcertati è il fatto che le persone presenti ad ascoltare tutto ciò non erano, per la maggior parte, del paese di Tezze sul Brenta, quasi a dimostrare ancora una volta che la condanna al sindaco/dirigente Tricom di allora Rocco Battistella non debba essere riconosciuta appieno, in quanto le ritorsioni potrebbero essere enormi.

Se le cose stanno così allora è veramente triste, doppiamente triste per il fatto che di famigliari delle vittime, purtroppo, questa volta se ne sono visti pochissimi, ma ciò non toglie una briciola di valore a tutto il lavoro che è stato fatto dal comitato per portare quel poco di giustizia che il tribunale di Venezia finalmente si è deciso a sottoscrivere.